Le parole veicolano ogni giorno pensieri, consapevolezze ed emozioni.
Lasciano scie di giudizi e pregiudizi su di noi, gli altri e il mondo.
Viaggiano in compagnia di aggettivi, che le delineano meglio e ne arricchiscono il significato, scelti per abitudine spesso, non sempre con cura.
Ma sappiamo usarli in modo appropriato?
Prendi ad esempio ‘facile’ e ‘semplice’, tante volte confusi sin dall’infanzia: una situazione facile, una cosa semplice, una persona facile, un uomo semplice.
Diventano coppie con significati variopinti.
Tutto parte da due definizioni elaborate dalla società nei secoli in base ad usi ed abitudini.
‘Facile’, come dice la parola, è qualcosa che può essere fatto, l’effetto di una serie lineare di azioni concrete e successive.
‘Semplice’ è invece un concetto filosofico, ossia qualcosa che dal complesso viene tradotto in essenziale, ovviamente con tempo, impegno e fatica.
Non vuol dire ‘poco’ come càpita di pensare.
È un intreccio interiore che risulta da movimenti complessivi e, per così dire, circolari, capaci di attingere a risorse in apparenza caotiche per condurle a un ordine.
Ora, se osserviamo il punto di arrivo, i due aggettivi si assomigliano certamente.
La facilità l’ordine lo conosce già per vie naturali o meccaniche; la semplicità lo scopre e vi giunge per vie impervie.
Se consideriamo invece il punto di partenza, dobbiamo parlare dei loro contrari come ‘complicato’, ‘complesso’, ‘confuso’, ‘intricato’, non semplice, non facile.
Questi indicano il processo, quasi la partenza dell’analisi delle cose.
Mentre ‘complicato’ significa ‘con pieghe’, ‘complesso’ vuol dire letteralmente ‘con nodi’, l’intreccio delle parti componenti di una cosa, situazione o persona.
Va da sé che, mentre ‘basta’ stirare le pieghe, i nodi sono più difficili da districare.
A scuola noto che lo studente definisce ‘facile’ un problema o una domanda che ha capito, in quanto è riuscito già a trovare il bandolo della matassa di quei nodi e quelle pieghe.
Ne consegue che quella materia la sopporta sicuramente, forse inizia a piacergli e chissà … un giorno l’amerà e supporterà a spada tratta.
Al contrario la detesta e la definisce difficile. Punto.
Il motto: ‘Orbo ab chaos’ ricorda che l’ordine deriva dal caos.
Passare dal complicato al facile dunque, dal complesso al semplice, attraverso volontà e dedizione: ecco i paradigmi sacrosanti.
Tutto il resto verrà da sé, in una sorta di ‘ Se son rose fioriranno ’.
Così facendo ci saranno più possibilità di cambiare visione sulle cose e l’ambiente attorno e porre un sorriso di compiacimento sulle proprie labbra.
È successo così anche a me per la matematica ed è quello che auguro agli studenti che trovano certe materie insopportabili, scartate a priori a torto.
Pensa a queste riflessioni la prossima volta che userai semplice e facile! 😉
Cinzia Fortuni 2021
#semidiconoscenza