È ancora aria di Pasqua, tempo propizio per rimettere in moto anche i pensieri più profondi.
Oltre al tema della rinascita, scende in campo il senso di colpa, un retaggio religioso instillato nell’animo umano da tempi antichi, tanto da essere messo spesso sulla bocca con facilità nei contesti più disparati.
Ti chiedi che colpa hai per quel Cristo messo in croce secoli or sono. Tu non c’eri, e nemmeno io. La fede ti offre delle risposte; la ragione ti riporta alla tua realtà.
Ogni giorno tendiamo a sentirci in colpa per aver o non aver fatto questo o quello, per non aver detto qualcosa o parlato troppo.
Proprio per questo ci sentiamo sbagliati, inadeguati e condannati a chissà quale punizione ultraterrena.
Questo non è funzionale!
Meglio parlare di responsabilità per le conseguenze delle nostre azioni.
Mentre la colpa imprigiona, inibisce gli slanci desiderati ed implica valutazioni e giudizi, la responsabilità apre, non reprime, non giudica e non mette veti.
Quando dici infatti: “Non è colpa mia!” le possibilità di cambiare i risultati sono pressoché nulle.
Quando invece ti assumi le tue responsabilità, attivi la ricerca delle risposte.
A scuola lo studente risponde, è proprio il caso di dirlo, del suo comprendere ed elaborare concetti, per i compiti assegnati, del modo di confrontarsi, riguardo al materiale che porta con sé e quello che trova in aula.
E questo perché gli è stata consegnata e spiegata la mappa della rotta da seguire, come un dettagliato libretto di catechismo.
Troppo facile a volte puntare il dito su altri per scaricare l’esito del proprio parlare ed agire!
Confucio diceva: “Commettere degli errori e non correggersi: ecco il vero errore!”
La colpa è quasi un alibi leggero, tanto paghi snocciolando una semplice litania con il facile obolo di un ‘mea culpa’ e la richiesta di perdono, lasciando tempo e spazio per moltiplicare il fatto ancora.
La responsabilità ti rende invece consapevole delle vie intraprese con i suoi pro e contro e ti chiede di rimediare in concreto per aggiustare i cocci rotti.
Impariamo quindi a dire sin da giovani “È mia responsabilità” per le nostre questioni terrene e troviamo subito il modo di riparare eventuali errori perché
“Errare è umano, perdonare è divino e riparare è ‘crescere’!”
Cinzia Fortuni 2021
#semidiconoscenza